La settimana scorsa abbiamo scoperto che un’epidemia di Nomofobia ci ha colpito, tutti. Oggi, protagonista del nostro articolo, sarà un’altra paura dei nostri tempi: the Fear of Missing out (FoMo), identificata dal sociologo sperimentale Andrew Przybylski più di dieci anni fa.
Il Cambridge Dictionary la definisce come la “preoccupazione causata dalla paura di perdersi eventi entusiasmanti che altre persone stanno vivendo, alimentata soprattutto dalle loro condivisioni sui social media”.
Il sito del Dr. Przybylski descrive la FoMo come “la forza che guida l’utilizzo dei social media”. Perché?
Essendo i giovani i maggiori fruitori delle piattaforme di socializzazione online, i livelli della patologia appaiono più alti nei ragazzi, soprattutto nei maschi, e sono influenzati da circostanze sociali di contesto: un basso livello di considerazione di sé stessi e della propria vita coincide con un alto livello di FoMo.
La paura di perdersi eventi importanti è sempre esistita, quasi connaturata all’uomo, ma la diffusione degli smartphone, correlata al loro utilizzo disfunzionale, ne ha favorito l’esplosione; secondo un’analisi condotta dal KPCB, un utente medio controlla il cellulare circa una volta ogni sei minuti per un totale di centocinquanta volte al giorno.
Correlati motivazionali, emotivi e comportamentali della FoMo
Il Dr. Przybylski ha condotto una ricerca per ottenere una comprensione empirica del disturbo FoMo.
L’indagine, chiamata “Motivational, emotional, and behavioral correlates of Fear of Missing out”, è composta da tre studi:
- il primo si è occupato della raccolta di un campione internazionale di partecipanti al fine ottenere un metro di misura in grado di tenere conto delle differenze locali
- il secondo studio ha invece reclutato un gruppo di persone di un’unica nazionalità (Gran Bretagna) con lo scopo di indagare su quanto i fattori demografici, motivazionali e di benessere incidessero sull’insorgenza o meno della patologia
- infine l’ultima indagine ha esaminato, prendendo in considerazione un campione di giovani adulti, i più colpiti dal disturbo, le componenti comportamentali ed emozionali correlate alla paura “di perdersi qualcosa”.
Teoria dell’Autoregolamentazione
I dati sono stati analizzati secondo una prospettiva psicologica che prende in considerazione la Self Determination Theory (SDT), o Teoria dell’Autoregolamentazione.
La Teoria dell’Autoregolamentazione è la macro teoria della motivazione e della personalità che definisce come tendenze intrinseche spingono l’essere umano a comportamenti sani ed efficaci.
Secondo l’SDT, la salute mentale si basa sulla soddisfazione dei tre bisogni psicologici fondamentali: la competenza, l’autonomia e la connessione con gli altri. Secondo questa linea di pensiero, i bassi livelli di soddisfazione dei bisogni si collegano ai media sociali attraverso due vie.
La prima è diretta: gli individui con bassi livelli di soddisfazione dei bisogni si avvicinano ai mezzi di comunicazione sociale per compensare l’insoddisfazione.
La seconda è indiretta: la non soddisfazione dei bisogni porta ad una generale sensibilità alla FoMo e, di conseguenza, al consumo sui social network per compensare la paura di essere tagliati fuori.
Alla radice c’è sempre un’insoddisfazione personale: chi presenta bassi livelli di soddisfazione dei bisogni fondamentali (competenza, autonomia, connessione) e una generale insoddisfazione della vita, tende a raggiungere livelli più alti della patologia.
Dr. Przybylski aiutaci tu!
Gli studi del sociologo si sono focalizzati verso le componenti che impediscono a certi soggetti di autoregolarsi nell’ utilizzo dei media digitali.
I risultati del secondo studio evidenziano che i fattori chiave motivazionali che guidano la persona nel rapporto con gli altri e nell’avvicinamento allo sport sono i medesimi che spingono il soggetto a un uso scorretto dei nuovi media.
Allo stesso modo, i fattori di rischio della FoMo sono gli stessi che portano le persone a presentare bassi livelli di soddisfazione dei bisogni psicologici fondamentali e la disregolazione comportamentale in tutte le aree del vivere quotidiano.
Grazie alle ricerche del Dr. Przybylski, è stato possibile comprendere quanto i media siano il perfetto sbocco per le quotidiane frustrazioni sociali ed emotive.
Ambivalenza dei social media
I ritmi della vita online e offline risultano essere sempre più intrecciati: le persone possono approfittare di opportunità di interazione ogni giorno più ricche. Allo stesso tempo però, la tendenza alla condivisione continua può portare a un utilizzo scorretto dei social media e all’insorgenza di patologie in soggetti a rischio.
Lo studio di Przybylski rappresenta la prima analisi teorica ed empirica del fenomeno FoMo, ora misurabile in modo accurato grazie al test psicometrico che il sociologo è riuscito a comporre.
Vi lascio il FoMo Quiz del Psych Central, basato sul lavoro del Dr. Przybylski: in meno di un minuto saprete se avete il disturbo a livello medio o grave, se siete a rischio di insorgenza o se invece siete sani (per ora 😅).
Buon test!