Quando scrivo un post, mi capita spesso di interrogarmi sul corretto uso di accenti e apostrofi… il dubbio è sempre dietro l’angolo (tant’è che la buona Francesca Fabbri ci ha lasciato in ufficio un post-it con gli “svarioni” da non commettere); pertanto utilizzo oggi questa pagina web – che condivido con te – come se fosse un block notes su cui annotare i punti da tenere sempre sott’occhio quando scrivo.
A quanto pare non è solo un mio problema: gli errori più comuni osservabili sui social network, infatti, riguardano proprio accenti, apostrofi e pronomi.
Ovviamente non vanno colpevolizzati i social, quelli relativi ad accenti e apostrofi sono errori grammaticali che da sempre accompagnano la lingua italiana, e che quindi sono semplicemente migrati dal foglio di carta a post e commenti online.
Aleggia una grande confusione fra questi due segni che, seppur simili nella grafia, hanno funzioni completamente diverse. Caso tipico è di, che scritto in questo modo è una preposizione (in questo momento state leggendo “il post di Daniela”), ma che accentato assume il significato – un po’ retrò – di giorno (il dì di festa di Leopardiana memoria per citare un esempio di un certo livello), e che diventa invece un imperativo se apostrofato (di’ quello che pensi!).
Accenti, che confusione!
Errori molto comuni, soprattutto quando si scrive in fretta sulla tastiera del pc o dello smartphone, riguardano il grande universo degli accenti.
Premettendo che l’accento esiste in ogni parola e che il suo posizionamento ne consente la giusta pronuncia, a volte l’utilizzo dell’accento acuto – che ha un suono più chiuso – al posto di quello grave – che si pronuncia aperto – può cambiare del tutto il significato della parola: pésca è l’attività del pescatore, la pèsca è invece il frutto.
Con riferimento alle due tipologie di accento, è bene tenere a mente il fatto che le parole terminanti con “che” richiedono sempre l’accento acuto: perché, poiché, affinché, e così via. L’accento grave invece si usa per “cioè” e “è” (terza persona singolare del verbo essere)… accento, no apostrofo. Una cosa che odio vedere nei testi è infatti imbattermi nella “e maiuscola” che viene spesso scritta E’ anziché (da notare l’accento di questa parola ;)) È.
La combinazione di tasti per scrivere la e maiuscola accentata è alt + 212!
Le parole che innescano in me i dubbi maggiori sono tuttavia i monosillabi: la, li, do, … , vanno accentati oppure no?
Se accentati là e lì esprimono, come saprai, una collocazione. Con riferimento a quest’ultimo monosillabo ho tra l’altro appena scoperto una cosa interessante: pur essendo una prassi comune indicare con lì la data di un documento, l’accento andrebbe tuttavia omesso, trattandosi dell’abbreviazione di illi (“in quei giorni”).
Do è la prima nota del pentagramma, diverso da dò che indica invece la prima persona singolare del verbo dare – la stessa cosa vale per la terza persona singolare dà – anche se la grafia accentata dò (spesso riportata dai dizionari come variante), oggi è in disuso e spesso sconsigliata.
Il se indica un’ipotesi ed è diverso dal sé riflessivo, che tuttavia perde l’accento se seguito dalle parole stesso o medesimo.
Altro errore comune è non accentare il sì quando vogliamo indicare un’affermazione (senza accento, infatti, esso indica un pronome riflessivo) e, in contrapposizione, il né qualora volessimo indicare una negazione: non sarò in città né sabato né domenica.
Focus sull’apostrofo
Volendo cambiare argomento, l’apostrofo indica invece l’elisione, ovvero la perdita della vocale finale di una parola se, accostata a un’altra, suona male. In questo caso, facendo riferimento alla visione romantica di Alessandro Zaltron,
l’apostrofo è la lacrima versata per le lettere scomparse: “l’amica” sta a indicare che prima c’era la a di la.
Un’eccezione è “qual è” che si scrive senza apostrofo e “un” quando seguito da sostantivi maschili… attention please!
L’apostrofo si utilizza anche in caso di troncamento di una sillaba, così po’ è l’abbreviazione di poco, nonché (come sottolineato all’inizio del post in riferimento al di’) in fa’ – imperativo del verbo fare – (fa’ la cosa giusta!).
Un consiglio per te…
In conclusione, sperando di aver contribuito a sciogliere qualche tuo dubbio, consiglio – a chi come me lavora con la tastiera – il programma Accenti che pare corregga ogni errore relativo ad accenti e apostrofi. La versione base è gratuita, quella più ricca e professionale è invece a pagamento ma ha un costo comunque molto contenuto… dunque per quanto abbia studiato per scrivere questo post, penso lo proverò presto!
Mai usato do accentato…
//www.treccani.it/enciclopedia/do-o-do_(La-grammatica-italiana)/